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I. TIPO

Il concetto di "tipo" torna all'attenzione entro una linea di ricerca che prende avvio con la formulazione, da parte di alcune personalità della architettura italiana, di nuovi presupposti teorici caratterizzati da un rinnovato interesse per il rapporto tra storia e progetto e, più precisamente, per la storia e la città come campo di esistenza della architettura.

  • Ernesto Rogers in "Casabella-Continuità",1954 n. 202; 1955 n. 204; 1957 n. 215.
  • Giuseppe Samonà, L'urbanistica e l'avvenire delle città negli Stati eu-ropei, 1959, Bari, Laterza (1967-1960).
  • Ludovico Quaroni, La torre di Babele, 1967, Padova, Marsilio ed.

Insieme ad alcuni membri delle generazioni più giovani, oggi docenti, essi sperimentarono queste premesse teoriche in occasione di taluni importanti concorsi italiani: Barene di San Giuliano presso Mestre; Centro direzionale di Torino; Nuovi Uffici per la Camera dei Deputati a Roma; ecc...
Tra le diverse tesi emerse da questi concorsi è soprattutto quella ricompositiva per parti di città formalmente compiute di C. Aymonino, G. Polesello e L. Semerani che a Venezia, tra l'eredità samoniana e i susseguenti elaborati del Gruppo Architettura (1969-1974), sarà oggetto di ulteriori approfondimenti i cui esiti si espliciteranno in occasioni come il Seminario Internazionale di Progettazione per l'area Saffa a Venezia (1980).
Saverio Muratori, che aveva introdotto per primo nello studio dei fatti urbani l'analisi edilizio-tipologica dimostra, nel suo progetto per il Concorso Nazionale per la sistemazione delle Barene di San Giuliano a Venezia con tre soluzioni alternative, come il suo procedimento deduttivo forzi i suoi elementi descrittivi derivanti dagli studi per una storia operante di Venezia, ad assumere il ruolo di modelli di sviluppo sovrastorici.
G. Samonà, in un suo scritto per l'XI convegno Nazionale di Urbanistica, coglieva nella tipologia la funzione unificatrice del rapporto cultura-città: "Tra le angolazioni proponibili per qualificare intenzionalmente una analisi storica dello spazio urbano, l'individuazione del rapporto cultura-città, come rapporto di carattere tipologico, ci sembra essere quello che più esplicitamente contribuisce a chiarire i termini dell'atto progettuale, in quanto chiaramente individuabile come rapporto che continuamente si stabilisce tra l'esito formale di un atto che afferma una modificazione dello spazio e le istanze che lo sottesero.
La tipologia nasce dalla standardizzazione delle istanze della società che vuole vedere ben determinato, con un linguaggio di simboli, ciò che caratterizza in ogni tempo i manufatti in cui vive." ggi il dibattito intorno alla questione tipologica non è più impostato in modo tale da farlo coincidere con la idea stessa della rifondazione degli aspetti concettuali e degli aspetti teorici dell'architettura. Invece il concetto del tipo e i vari modi in cui esso viene interpretato e applicato, permette di individuare alcuni atteggiamenti progettuali e linee di ricerca che rappresentano delle scelte di campo dentro l'architettura; delle scelte volontarie operate sul contesto fisico e sociale mediante determinati strumenti della progettazione. Anche se caratterizzati da un alto grado di interdipendenza, possiamo distinguere almeno tre filoni principali:
a) il tipo come elemento costitutivo della struttura urbana, limitata a una categoria formale basata sulla trasformazione, la modificazione, la metamorfosi o imitazione di organizzazioni spaziali archetipiche.
Un esempio di tale versione strutturalista è offerto dal lavoro di O. M. Ungers che si è soprattutto occupato dello sviluppo del concetto di tipo come elemento costitutivo della forma urbana.
Così egli forma ed elabora delle variazioni tematiche sugli elementi dell'isolato e della strada, delle sequenze morfologiche, delle forme estreme (archetipiche) o ancora delle sequenze che vanno dal semplice al complesso. In questo modo trasforma, e talvolta sequenzialmente, un determinato "Gestalt" in un altro.
Inoltre Ungers sviluppa i suoi progetti a partire dalle città ove essi si inseriscono (il genius loci).
Anche gli studi di Rob Krier e di Colin Rowe (Urban Space, 1979) si orientano verso questa direzione strutturalista che per l'attenzione alla storicità della struttura urbana, è anche stata chiamata "contextualism".
Per James Stirling invece, partendo anche esso da simili studi sulle diverse configurazioni dello spazio urbano, il legame storico con il luogo non è imperativo, per cui usa anche elementi come il "circus", il "crescent" e gli "squares" provenienti dalla città di Bath.
Alcuni principi di questo modo di interpretare il contesto sono derivati da due rapporti di dualità.
Il primo è quello dell'interscambio fra spazio e massa, fra aperto e chiuso, tra fuori e dentro, tra pubblico e privato. Il secondo proviene dalla teoria del "Gestalt" e concerne il rapporto di dualità tra "figure" e "ground" ("figura" e "sfondo"), come esso si manifesta nel tessuto urbano per evidenziare un rapporto di tipo positivo-negativo tra lo spazio costruito privato e gli spazi pubblici che lo circondano.

b) Il tipo come strumento della analisi urbana e che nel suo uso specifico viene ride finito di volta in volta in relazione al tipo di città e al tipo di problemi che si affrontano.
Il rapporto tipologia-morfologia come strumento di conoscenza, insieme alla ipotesi teorica della città per parti, sono i principali temi che emergono.
Questo filone trova in Venezia la sua sede privilegiata per il dibattito ove gli studi di Samonà, nell'analizzare la città concreta da un'angolazione essenzialmente disciplinare, costituiscono la premessa per tutta una serie di approfondimenti portati avanti dalle generazioni più giovani.
La revisione degli strumenti di analisi e il rapporto tra analisi e progetto sono al centro dell'interesse negli studi su Milano e Pavia di Aldo Rossi e Giorgio Grassi,
di Aymonino e Rossi su Padova e le città venete, di Semerani su Trieste.
Questa ricerca collettiva trova un importante momento di verifica nell'esperienza della redazione del Piano Regolatore Particolareggiato del Centro Storico di Pesaro (1974). La chiara formulazione della dialettica analisi-progetto e l'individuazione della scalarità dei temi progettuali conferisse a questo progetto il suo importante significato metodologico.
Gli studi di Aldo Rossi pongono al centro della riflessione il rapporto tipoforma e la storia come materiale dell'architettura, approdando all'ipotesi della "Città Analoga" con tutte le sue implicazioni progettuali.
Egli mostra come ogni architettura moltiplichi i propri significati in relazione alla diversità dei luoghi ove si colloca e alle combinazioni compositive fra le varie architetture. Anche nel lavoro di Leon Krier il concetto del tipo viene usato per elaborare una propria concezione dello spazio urbano e dell'architettura. Egli recupera gli elementi primari come sono stati individuati da Laugier ed instaura una dialettica tra spazi privati e spazi pubblici; inoltre nei suoi progetti ripropone intere opere di architettura per merito del loro valore universale e significato simbolico.
La ricerca architettonica di C. Aymonino, invece, predilige un approccio più storicistico che strutturale alla città e alla architettura.
Egli individua nella parte della città la dimensione architettonica significante della città contemporanea e tenta di instaurare, mediante prototipi architettonici che propongono nuove forme di organizzazione spaziale degli insediamenti urbani territoriali, un rapporto che enfatizza la geografia del luogo.

c) Il tipo come strumento a servizio dei perseguiti cambiamenti sociali.
Nel lavoro di Aymonino possiamo rilevare l'importanza che egli dà alla ricerca di nuove forme di organizzazione spaziale degli insediamenti territoriali, per rispondere non soltanto ai nuovi fenomeni sociali in atto, ma per aprire al cambiamento sociale auspicato.
Così egli scrive: "Il processo di definizione e di formalizzazione può, in assenza ma in previsione di un potere nuovo, recuperare, dandogli sostanza reale (anche se parziale), quel complesso intreccio tra necessità, modo d'uso e rappresentazione che costituisce la validità di ogni architettura."
Alcune recenti ricerche francesi costituiscono un contributi significativo a questa linea di ricerca, con la estensione del ruolo della tipologia a strumento di conoscenza dello spazio sociale.
Christian Devillers definisce il tipo come l'astrazione delle caratteristiche dello spazio collettivo per una categoria di edifici; questo tipo rappresenta una struttura delle corrispondenze tra uno spazio costruito e i vari significati o valori che gli attribuisce quel gruppo sociale cui questo spazio è destinato.
Questa definizione si rifà, da una parte a un'idea della tipologia come è stato sviluppato nella scuola di Venezia, nel senso che riguarda la classificazione delle caratteristiche spaziali, dall'altra parte questa definizione mira a mettere in evidenza la relazione tra gli spazi e i valori sociali che questi spazi possono assumere per diversi gruppi sociali. La struttura delle corrispondenze, la struttura relazionale degli spazi e i gruppi sociali, viene espressa da Devillers con termini che egli deriva dalla semiologia.
Il concetto di spazio che viene usato si basa in prima istanza su quello fisico e misurabile; questo spazio diventa attraverso le relazioni sociali che esso evoca, lo spazio "concreto", lo spazio "vissuto" che così definisce, localizza e socializza lo spazio fisico. Lo spazio fisico diventa, attraverso questo processo di socializzazione, un luogo.
Gli spazi concreti sono soggetti ad un sistema di interrelazioni tra le persone che si basa sulle norme rispetto ad un comportamento presunto e/o un comportamento approvato; questo sistema determina anche il carattere sociale dello spazio concreto.
Interessante in questa visione è il modo in cui viene istituito un rapporto tra lo spazio concreto e lo spazio fisico.
Un rapporto che nasce dalla presa di possesso, dalla familiarizzazione e dalla concretizzazione delle attività in determinati luoghi dello spazio fisico, per cui lo spazio viene materializzato in modo sensitivo.
Lo spazio concreto, per esempio, della Piazza del Campo di Siena, letta in questa ottica, si basa sulla appropriazione e familiarizzazione dello spazio fisico.
In questo processo la interrelazione tra le persone, come il comportamento presunto e approvato, gioca un molo altrettanto importante che quello della configurazione fisica.
Un'altra ricerca in questa direzione è quella di Jean-Castex, Jean-Charles Depaule e Philippe Panerai che condividono le idee espresse da Devillers.
Anch'essi usano il concetto di tipo per l'analisi urbana. Il tipo si relaziona al modello socio-culturale come il significante al significato.
Castex, Depaule e Panerai distinguono i seguenti tipi:

  1. i tipi esemplari, che soprattutto sulla base di criteri formali, costituiscono l'esempio specifico di una "famiglia";
  2. il "type consacré" che mostra una corrispondenza tra i criteri formali, la funzione e la categoria di uso ovvero tra tipo e modello culturale
  3. i prototipi che costituiscono il primo esempio nella storia del "type consacré";
  4. gli archetipi o tipi architettonici che costituiscono i modelli ideali per i prototipi.

Il tipo viene definito mediante i seguenti tre criteri:
a) la sua relazione con lo spazio pubblico: questa esiste in modo diretto o indiretto, o non esiste;
b) le sue proprietà associative: se l'elemento è in relazione con la struttura urbana queste relazioni vanno definite;
c) le proprietà distributive: se l'elemento è suddiviso al suo interno, queste parti e la loro disposizione vanno definite.

Al rapporto tra tipo e il modello socio-culturale, è prestata oggi una attenzione sempre maggiore. I modelli sociali o culturali — rispettivamente modelli che riguardano gruppi della popolazione o unità di cultura — sono i modelli delle relazioni tra le persone e nella vita quotidiana.
Questi modelli non sono regole di comportamento ma individuano modi d'uso entro i quali possono essere sviluppate le strategie individuali.
Essi sono da distinguersi dal "modo di vita" o dal "fabbisogno".
Il modo di vita rappresenta il modo in cui il sistema della produzione e del consumo influenza la vita quotidiana ovvero la sua forma canonica .
Ii fabbisogno per contro costituisce una forma semplificata e fisiologica per i modelli sociali e culturali.
L'uomo viene considerato come un essere non caratterizzato dal suo fabbisogno ma dal modo in cui esso agisce e "si comporta".
Le sue necessità primarie sono soltanto una riduzione fisiologica di questo comportamento.
L'importanza di questi sviluppi nell'uso dello strumento tipologico sta nell'aver creato un rapporto tra l'organizzazione spaziale fisica e l'organizzazione spaziale del comportamento.

Dalle due direzioni di indagine riguardanti la ricerca tipologica, individuate da C. Aymonino come quella della tipologia "indipendente" e quella della tipologia "applicata", sono stati provvisoriamente tracciati i rispettivi confini da Anthony Vidler per la prima e da Bernard Huet per la seconda.
Il concetto di tipo come facente parte di un metodo della progettazione è quello che Anthony Vidler chiama la "terza" tipologia, in una visione che egli espone nella rivista "Oppositions".
La prima tipologia è quella che rapporta l'architettura alla sua origine.
La seconda tipologia è nata in seguito alla rivoluzione industriale per adattare l'architettura al mondo della produzione meccanica, portando alla luce che l'essenza dell'edificio è basata sul carattere artificiale della tecnologia della produzione industriale.
La capanna primitiva di Laugier e il panoptikum di Bentham sono i paradigmi di queste due tipologie.
La prima tipologia proviene dal tempo dell'Illuminismo e la seconda da quello del Funzionalismo.
La terza tipologia è allora basata sulla città tradizionale che contiene tutto il materiale per una classificazione delle forme. Questa città è l'esempio, il paradigma per la sua ricostruzione: essa compone se stessa.
Da ciò segue una "ontologia della città" che, secondo Vidler, supera tutte le definizioni sociali-utopiche e progressive-positivistiche di questi ultimi duecento anni.
La città è lì nella sua totalità, pronta ad essere scomposta in elementi.
Da questi elementi non nascono di nuovo forme tipiche istituzionali e nemmeno saranno gli archetipi del passato, a guidare i loro assemblaggi compositivi.
Questi elementi vengono selezionati e composti secondo criteri propri a tre livelli di significato: il primo è derivato dal precedente significato delle forme, il secondo dagli specifici confini dell'elemento o dalla mescolanza di tipi, il terzo dalla nuova applicazione di questi elementi in un nuovo contesto.
L'organizzazione architettonica diventa autonoma e non conosce più la necessità di riferirsi mediante analogia ad una seconda natura estranea a se stessa: Essa ha la sua propria natura, la città.
Questa architettura non ha più bisogno di una "ipotetica" città per trovare una ragione per il suo sviluppo e il suo significato, nemmeno ha bisogno di "scrivere storia" nel senso che essa è legata nel tempo e sia nel luogo a una determinata situazione sociale.
L'architettura viene liberata dal suo ruolo di "libro sociale" e può ritornare al suo proprio campo autonomo e specializzato. Questo non significa che l'architettura non adempia più a una funzione, che essa non sia più tenuta a soddisfare delle esigenze e un fabbisogno, ma che non c'è più la richiesta per una spiegazione univoca tra funzione e forma.
L'individuare specificamente delle funzioni nella città diventa, sulla base di questa tipologia, impossibile, ma su un altro piano si instaura una relazione con la tradizione continua della vita in quella città. Ciò non significa che i significati precedenti vengano eliminati: il senso ancora presente di questi tipi può essere utilizzato come premessa ai nuovi significati da istituire.
Mediante la trasformazione totale o parziale dei tipi scelti si compongono delle entità del tutto nuove che possiedono una loro propria potenzialità e forza comunicativa.
Un esempio di un tale modo di procedere può essere colto nello schizzo di Leon Krier (1980) per il quartiere della Tiergarten a Berlino.
L'importante asse previsto da Albert Speer, e che non fu realizzato a causa degli avvenimenti sociali e politici, viene da lui recuperato nella proposta come elemento ordinatore per il futuro sviluppo di quest'area.
Un altro esempio è individuato da Vidler nel progetto di concorso di Aldo Rossi per il Palazzo degli Uffici della Regione a Trieste (1974).
Questo progetto esprime mediante la scomposizione e ricomposizione di elementi di diversa provenienza tipologica, un equilibrio labile tra una religiosità che va scomparendo e un realismo materialistico. La differenza tra questo modo di intendere la progettazione architettonica e quello citato come "libro sociale", sta nel carattere indiretto ovvero letterario del secondo, tipico del Movimento Moderno.

Per Bernard Huet "la massificazione" dell'architettura deve portare alla rifondazione della disciplina; Huet considera l'architettura come "lo studio del carattere sociale dello spazio", che ha il compito di esprimersi sia sulle categorie spaziali, rappresentate da elementi architettonici come per esempio porte e finestre, aventi un significato preciso, sia sulle relazioni geomeriche e topologiche, sia infine, sul valore simbolico e sul significato che lo spazio assume secondo i diversi modelli culturali.
Soltanto in questo modo la funzionalità verrà superata dall'utilizzo spaziale, dalla disposizione spaziale e dal carattere spaziale.
Huet è del parere che la cultura popolare che è stata distrutta dalla industrializzazione può essere recuperata soltanto attraverso un orientamento delle scuole di architettura verso l'artigianato. In questa riforma, basata su regole fisse come metodo di conoscenza razionale, l'imitazione ha un ruolo importante. Per alcune generazioni dobbiamo usare i metodi di conoscenza atti a produrre copie e repliche senza che ci sia una esigenza di originalità. Naturalmente, all'interno di una simile visione del compito sociale della architettura, il concetto di tipo riveste un ruolo assai importante.

- Willem Brouwer

Willem Brouwer

Foto di Willem Brouwer Architetto willembrouwer2015@gmail.com Willem Brouwer Home Page: